Per la serie: come rendere piacevoli canzoni che non si riescono a digerire nelle versioni originali. E' lo spirito che anima il fare musica dei Fratelli Sberlicchio, gruppo torinese in pista da quasi dieci anni, alle prese con il terzo album dal titolo "Mesh up".
L'idea è carina e suscita forte curiosità: prendere un brano, quasi sempre dal pop o dal rock molto melodico e trasformarlo totalmente, secondo il verbo del "bastard pop" dei Fratelli piemontesi. La curiosità risiede nel fatto che a rifare le versioni sono musicisti in carne ed ossa e non dj alla consolle, come normalmente avviene nel dancefloor. La Pausini vi crea problemi di stomaco? Ascoltatela in chiave metal dall'orientamento gothic. Come se al trattamento rigenerante ci fossero i Lacuna Coil. Le canzoni di Mango vi sembrano troppo melodiche? Mettete la traccia numero tre di questo disco e ballatela al ritmo drum'n'bass, in freestyle (ed attenti alle allucinazioni da Profondo Rosso...). E se Nek cantasse nei Planet Funk cosa succederebbe? Suonerebbe come nella "Laura non c'è" dell'album in questione, probabilmente.
Grandi amori musicali degli Sberlicchio sono l'hardcore punk e lo skacore. Con queste sonorità ridanno colore a "Sarracino" di Carosone (occhio alle liriche: "Na rossa che ha arrubato anema e hard-core"...), "Barbie Girl" degli Aqua ("C'mon Barbie, lescoparti!") e "Baratto" di Renato Zero. "Con le mani" di Zucchero assume i connotati di "You can't leave your hat on" in versone hard, mentre è uno spasso ascoltare "El diablo" dei Litfiba suonata da Marilyn Manson/Fratelli Sberlicchio, con antenne puntate verso i lidi di Ennio Morricone. Il trittico finale del disco vede lo zampino del gruppo farsi più personale: mentre nelle prime nove tracce i testi rimangono pressoché identici agli originali, in "Il cielo su Torino" (Subsonica) e "Too much of heaven" (Eiffel 65), riscrivono totalmente il testo, trasformandoli in demenzial-denunce su cantieri sempre aperti e mezzi di trasporto innovativi (?!). L'ultima canzone è "Grigio Torino", scritta e cantata con il collega Mao. Qui è tutto originale, ma non convince appieno. Meglio le riletture "meshate" in stile Sberlicchio.
E' un disco divertente questo collage di suoni, da gustare soprattutto dal vivo, trovando sul palco musicisti di lunga esperienza e di tecnica strumentale ineccepibile. Come tutti i dischi divertenti, ironici e privi di brani originali, ha il rischio di poter divertire al primo ascolto e stancare in fretta. Ma ascoltarlo qualche volta ne vale la pena, soprattutto nelle giornate grigie e dall'umore nero.
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