Un disco intenso, sospeso tra tradizione, sperimentazione e raffinata sensibilità sonora.
Con Jurrandrea, Aquerell compie un salto di maturità artistica, distillando in un album compiuto le suggestioni disseminate nei suoi precedenti singoli ed EP. Sin dalle prime note di Fiori di castagno, emerge una visione musicale che fonde cantautorato acustico e richiami mediterranei, abbracciando scelte melodiche lontane dalle formule più convenzionali.
L’album si colloca in una dimensione temporale sospesa: conserva il calore e l’istintività della produzione anni ’90, ma li reinterpreta con la consapevolezza sonora del presente. L’ascoltatore è trasportato in un paesaggio sonoro in cui convivono le ombre poetiche dei Noir Désir accanto a echi dei primi Subsonica e delle tessiture visionarie di Iosonouncane e dei Perturbazione. Il tutto è filtrato attraverso un’estetica minimale, quasi una grande sessione unplugged che riscopre il potere evocativo della sottrazione.
Tra le perle del disco, Rosa si distingue per la sua natura bifronte: una ninna nanna dal fascino perturbante, sospesa tra dolcezza e inquietudine. Elastici, invece, incanta con il suo gioco di chiaroscuri, unendo tensione emotiva e lirismo romantico.
In Jurrandrea, Aquerell dimostra una padronanza stilistica e una profondità espressiva che lo elevano al di sopra delle mode passeggere, consegnandoci un’opera densa di fascino e originalità.
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La recensione Jiurrandea di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-02-14 00:00:00
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