Un confessionale , un grido d'aiuto, un invito: "La Tua Casa" è un'altra conferma della sensibilità e del talento degli INARIA
Oggi la nostra cameretta diventa la vostra
Sono queste le prime parole di presentazione de La Tua Casa, il nuovo disco degli INARIA, gruppo "post-rock, grunge, noise e garage punk Veronese, ma con un sax". Uscito lo scorso 6 febbraio, l'album conferma le impressioni positive sulla band dopo i due ottimi EP DR*GA! (2024) ed EDUCATI AL DECLINO (2023).
Rispetto ai suoi predecessori, La Tua Casa si presenta ripulito da tanta sporcizia (buona) che faceva parte della grana sonora del gruppo, pur senza perdere la tigna e l'aggressività necessarie ad accompagnare e modellare i temi, pesanti, dell'album.
Ansia diffusa e paranoia, esigenza di cura e conforto opposta ad una profonda solitudine, sono questi gli assi lungo i quali si muove la narrazione de La Tua Casa.
La casa che avevi era il mio dolore
cantano gli INARIA su Ora Che, uno dei brani più tosti (e più belli) dell'album. Pezzo dopo pezzo l'ascolto si trasforma in un ingresso, cauto, verso la loro cameretta, dove abitano frammenti di esperienze sputati con tagliente ironia e un cinismo simbolico che rimanda tanto ai primi lavori de Le Luci della Centrale Elettrica che al Giovanni Lindo Ferretti più caustico.
L'emo e il post-punk la fanno da padrone, ma nessun brano segue traiettorie monotone: ogni pezzo di La Tua Casa mostra strutture mobili e interessanti, figlie di influenze molto diverse tra loro. Per una Tipa Punk con la batteria in cima al mix e un'attitudine dance-punk alla Bloc Party risponde il muro di suono della riscrittura di Wicked Game di Chris Isaac; mentre la conclusiva Eppure trasmette il proprio strazio affidandosi al pianoforte, colorato dal sax, restituendo atmosfere sinistre, eppure dolci, a metà tra il Thom Yorke più cinematografico e Benjamin Clementine.
Gli INARIA sono riusciti a fare della trasversalità un enorme punto di forza, e il risultato paga: La Tua Casa racchiude il fascino esclusivo dei lavori in cui non si è mai sicuri di aver colto tutto, dove luci e ombre si mischiano, cambiando la forma delle cose. Costringendoci a guardarle (o ascoltarle, come nel nostro caso) di nuovo.
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La recensione La Tua Casa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-02-16 12:44:00
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