La forza di teamcro è quella di non giocare la parte degli sprovveduti naif all'interno del mercato musicale. Il primo disco del collettivo di Parma è una raccolta di piccoli fulmini musicali, che occupano tutti gli spettri che l'urban possa offrire oggi, in un misto di cinismo e divertimento
In questa strana tempolinea, in cui tutte le parole, tutti i concetti, tutte le organizzazioni sono depotenziate in modo drammatico dalla molteplicità di significati che gli attribuiamo, dagli errori interpretativi che diamo a tutto, ecco che l'attenzione viene attirata ciò che riesce ad essere davvero quello che dice di essere. Per farla breve, in ambito artistico chiunque millanta di far parte di un collettivo, ma tra il millantare e il praticare c'è di mezzo la vastità dell'ego di chi fonda un collettivo, ma vuole solo essere a capo di qualcosa che abbia un nome figo.
Ecco, sentendo il primo disco diteamcro questa sensazione svanisce d'un tratto. Teamcro è una pluralità di voci, di grida scomposte, una pluralità di sgravi potenti. Sentendo questo lavoro si pensa prima di tutto ad una molteplicità di personalità ridotta ad uno, verso un'unità di intenti che fa riunire le barre di Deriansky e Deepho e la musica di 9DEN e Michael Mills sotto un'unica grande ala, dove si ottiene uno strano prodotto, notevole, pieno di spigolosità e grumi di suono, che respingono e gasano allo stesso tempo.
Raggiunta questa unità nelle intenzioni dei singoli, ecco cheteamcro tape diventa nuovamente un'esplosione, come in un processo dialettico dove la sintesi è disgregazione creativa. A disgregarsi è il suono, l'arrangiamento, che subisce costanti modifiche, toccando punti agli antipodi, dalla noise elettronica a momenti di nu-jazz puro, complice anche l'incursione fenomenale dei 72 Hours Post Fight in Salomon. Molteplice è anche l'approccio alla musica, serio e cattivissimo in certi punti, leggero e quasi totalmente aderente al miglior pop contemporaneo in altri.
La forza di teamcro è quella di non giocare la parte degli sprovveduti naif all'interno del mercato musicale. Nulla è lasciato al caso nella stesura, come nella produzione, di questo lavoro ibrido - disco o mixtape? -, e il ragionamento è percepibile negli occhiolini strizzati a tutti gli aspetti della cultura urban che vengono attraversati con nonchalance e quasi maestria. In questo insieme di piccoli lampi c'è spazio per il chill di Michael Mills, in tenuta da divano in crezy, ma subito dopo, per non addormentarsi ed autocompiacersi, 9DEN e Deriansky giocano ai poliziotti cattivi del rumore e della distorsione vocale, dilettandosi in ultraGIGA.
Non c'è tempo per l'abitudine, non c'è tempo di accontentare nessuno, ma solo quello di mettere fuori ad essiccare questi fiori di musica bizzarra ed efficacissima, l'insieme degli attributi che vengono ricondotti al funzionamento di un collettivo creativo. Teamcro è spregiudicatezza senza stranezze, è spontaneità senza volgarità, è fare le cose forti perché di cose forti c'è bisogno. Teamcro è una possibile risposta secca e piccata a chi vuole vendere il suo progetto pensando solo all'autoesaltazione. A questi insopportabili soggetti parlate di compromesso, di ascolto artistico, oppure fategli sentire tracce spaziali come ma co dit, perla post-punk dal titolo in dialetto parmigiano
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La recensione Teamcro tape di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-02-07 01:34:00
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