Tra sogno e memoria: un’esperienza sonora e onirica fuori dal tempo.
Ci sono dischi che non si limitano a essere ascoltati, ma che sembrano evocare mondi, frammenti di sogni e immagini scolorite dal tempo. L’EP in questione si colloca esattamente in questa dimensione sospesa, in bilico tra la nostalgia di epoche passate e un’estetica lo-fi che ne enfatizza il carattere onirico. È un viaggio musicale in cui il cantautorato psichedelico si fonde con sonorità evocative, costruendo paesaggi sonori avvolgenti e rarefatti.
Le quattro tracce che compongono l’EP sono state registrate in piena campagna, all’interno di un vecchio casolare semi-abbandonato, un luogo che sembra aver assorbito ogni risonanza emotiva del progetto. Il suono caldo e avvolgente è il risultato di una produzione interamente analogica: il Tascam Model 12, con la sua grana sporca e materica, e il mastering su un registratore a bobina Akai 4000, che regala profondità e morbidezza alle frequenze, contribuiscono a un’esperienza d’ascolto che richiama le atmosfere della Swinging London, rilette però attraverso un prisma di modernità lo-fi e disillusione contemporanea.
Il filo conduttore è un senso di evasione, un desiderio di perdersi tra le nebbie della memoria musicale, evocando influenze che spaziano dai The Zombies ai Pink Floyd di Piper at the Gates of Dawn, senza dimenticare la poetica intima di certi songwriter outsider italiani. Le melodie si intrecciano con riverberi onirici e linee di chitarra sospese nel tempo, mentre la voce, a tratti sussurrata e a tratti distante, diventa un elemento narrativo tanto quanto la strumentazione.
A dare corpo e anima a questo viaggio sonoro è Mauro Da Re, qui nelle vesti di Bam Buh, che si fa carico di ogni sfumatura del disco, suonando ogni strumento e dando vita a un’opera che ha la forza evocativa di una cartolina ingiallita, spedita da un’epoca che forse non è mai esistita davvero, ma che continua a vivere nei solchi di un nastro magnetico.
L’EP è un’esperienza da vivere con le cuffie, possibilmente mentre si osserva il paesaggio scorrere dal finestrino di un treno, lasciandosi trasportare da un suono che sa di nostalgia e futuro, di imperfezione e bellezza, di sogno e realtà sovrapposte in una dissolvenza dolce e malinconica.
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La recensione Homerecording Generation - Milano Centrale di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-02-16 13:20:48
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