Osservando la copertina non ci si aspetterebbe mai di avere a che fare con un suono simile: vintage rock suonato con perizia ed energia. Chitarre con distorsione calda, sezione ritmica movimentata e sempre sotto controllo, basso pomposo. Le canzoni sono strutturate nel rispetto di tutto quello che il pop/rock anni 60/70 ha dettato. Questo è un pregio ma al tempo stesso un difetto della band: la mancanza di un tentativo per progredire oltre quello che è già stato detto e fatto. Del resto una traccia come “Take me out of here” parla chiaro, è una copia palese di “Always on the run” di Lenny Kravitz, tanto che si rimane basiti. Il disco procede alternando pezzi estremamente pop che possono ricordare i Beatles o i Queen e corposi groove settantiani che a volte cedono il passo al nuovo inserendo delle connotazioni grunge. Il gruppo è in gamba e le composizioni sono piacevoli, soprattutto nel brano acustico “Starry night” si notano le ottime qualità degli arrangiamenti. Nel complesso chi non ha paura di sentirsi fermo nel passato più rinomato della musica rock (fin troppe volte glorificato) troverà un disco caldo ed avvolgente che non deluderà le aspettative.
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La recensione Grown from inside di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-07-18 00:00:00
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