Il sorprendente esordio di centomilacarie è un flusso di rabbia e impulsi lirici, dove il racconto non si interrompe mai, dove il principino dei rottami esplora tutto quello che la sua grande voce ha da offrire
Tra i vari fastidi che ci ha regalato l'ultima edizione del festival di Sanremo ce n'è uno passato inosservato, ma abbastanza inquietante: gran parte delle versioni in studio dei trenta brani in gara dava ancora di più la sensazione di essere frutto di un'intelligenza artificiale, per la maniacale pulizia del suono, per l'appiattimento della voce al limite con la disumanizzazione. E così anche le poche cose godibili e imprevedibili sono state relegate a esibizioni live già finite nel dimenticatoio.
Il disco d'esordio di centomilacarie sembra arrivare apposta per sabotare questa tendenza inconcepibile, manda a farsi fottere ogni maniaco repulisti, e si presenta rabbioso, sporco, con tendenze all'auto distruzione, musicalmente parlando. E facendo tutto questo, riesce a rimanere nei canoni sicurissimi della pop music contemporanea. Potrebbe sembrare un miracolo, ma forse dovrebbe semplicemente essere il modo corretto di lavorare.
L'impulso che ha mosso Simone - questo il suo vero nome - è percepibile già dal titolo del disco, IO NESSUNO, essenza antitetica, negazione di un "io" che non vuole mai porsi come poetico, ma come lo stralcio creativo di un ragazzo che a 21 anni scrive come uno della sua età dovrebbe fare, senza fare troppi calcoli, sputando le parole. Perché tanto ai calcoli ci pensano i grandi, spetta a loro il compito di trovare i vestiti giusti, le tinte corrette, i produttori che esaltino la sua musica così violenta alla nascita. E dunque ecco dispiegarsi la schiera composta da okgiorgio, Estremo, Pablo America, Kyv, Francesco Massidda, Swan e Daniele Capoferri, che lavorano col cesello ai vestiti del principino, che se li prova, si guarda allo specchio e decide di farli a pezzi con la sua voce.
Perché c'è poco da fare, centomilacarie è un grande cantante. Senza bearsi della sua voce, senza avvicinarsi al pericolo neomelodico del bel canto italico, usa le corde vocali con un trasporto commovente, senza curarsi dell'effetto che farà. Senza preoccuparsi del rischio che si corre a spezzare la voce, avvicinandosi all'orlo, forse addirittura superandolo di qualche passo: è quello che succede in notte vodka, la definitiva ribellione, disperata e senza dubbio naif, contro i formalismi ad ogni costo, contro la romanticizzazione della provincia, dove la gente si butta davvero sotto i treni.
In questa cavalcata furiosa, che inizia in modo folgorante con le ritmiche frenetiche dipupille, prosegue con la techno ultra cool di solite cose, e che va a sciogliere il suo impeto in una seconda parte più misurata e lenta, a tratti forse troppo tenue, il racconto di centomilacarie non si interrompe mai, e riesce a trovare ne i soldati della noia il degno finale ad un disco che non dovrebbe passare inosservato. Una voce alta, quasi un grido, echeggia come un martello, "Siamo (...) un castigo di parole". Qualunque cosa voglia dire, in tutti gli strati di senso che un verso del genere può avere sarà custodito un cuore rosso che pulsa, che alimenta senza sosta una musica che non spicca per la ricercatezza dei suoni,il cui unico suono è quello della voce di centomilacarie, principino dei rottami.
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La recensione Io nessuno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-02-28 01:26:00
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