Un eclettico e materico melting pot strumentale, che si discosta da qualsiasi moda musicale "sintetica"
Un'auto che procede sulla linea di mezzeria di una strada immersa tra sfaccettati paesaggi musicali analogici, le cui corsie corrispondono al canale destro e sinistro di un segnale audio. Ecco l'immagine in grado di cristallizzare Fuck the Mono, il primo album di Stefano Tiranti, eclettico musicista e polistrumentista originario di Mantova.
Pubblicato dall'etichetta indipendente TrJ Records su distribuzione CD Baby, l'esordio discografico dell'artista lombardo è uno sfaccettato melting pot sonoro, ottenuto riunendo in uno studio di registrazione un ensemble che si avvicina considerevolmente al concetto di "orchestra moderna", composta da violini, violoncelli, percussioni, sassofoni ma anche da chitarre e bassi elettrici, congas e sintetizzatori.
Durante la mezz'ora abbondante attraverso la quale Fuck the Mono si snoda, Tiranti accarezza infatti un numero sorprendente di generi e sottogeneri, pescando a piene mani dai movimenti musicali più colti e cool degli ultimi 50 anni: dal dinamismo fusion basato su fraseggi di chitarra simili a What’s New in Baltimore? di Frank Zappa (Flusso) a intermezzi ambient à la Brian Eno (Release), passando per cavalcate in bilico tra il progressive e l'electronic rock (Guitar Loop) e infine brani che sembrano usciti dalla soundtrack di un heist movie orientale mai prodotto, ambientato tra i fumi e le luci al neon di una Tokyo retrofuturistica (Suzuki).
Una policroma e affascinante ottavina di tracce rigorosamente strumentali che, nonostante la completa assenza di qualsivoglia strofa o ritornello, custodiscono al proprio interno un vibrante storytelling, capace di portare l'ascoltatore all'interno di storie partorite dalla propria e peculiare fantasia, adeguatamente stimolata dalle suggestive atmosfere presenti in questo disco.
Fuck the Mono è un lavoro di indubbio spessore e qualità artistica, nel quale Stefano Tiranti sfodera un mannello di brani palesemente svincolati dalla "sinteticità" incarnata dalle odierne tendenze o mode passeggere. Un disco concreto e materico, che speriamo possa essere portato al più presto in un eventuale contesto dal vivo. Perché, a fronte di quanto appena ascoltato, sembra avere tutte le carte in regola per essere il canovaccio di un concerto davvero degno di nota.
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La recensione Fuck the Mono di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-03-21 00:00:00
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