Sei minuti densi di progressive rock immerso da capo a piedi nella cultura e nel teatro musicale russo
Un perpetuo vagabondaggio spazio-temporale tra due luoghi e momenti storici ben precisi: la Russia di metà '800 e l'Inghilterra di inizio anni '70 del secolo scorso. È questo il viaggio compiuto in Bolshoi, l'ultimo singolo dei Wilson Project, band originaria di Acqui Terme e composta da Annalisa Ghiazza (voce e aerophone) Andrea Protopapa (sintetizzatori, organo, tastiere e cori), Stefano Rapetti (basso e cori) e Mattia Pastorino (batteria e cori).
Pubblicato e distribuito dall'etichetta indipendente Ma.Ra.Cash Records, il brano anticipa Atto Primo, il prossimo concept album del quartetto piemontese, che rende omaggio all'opera lirica passando attraverso i suoi personaggi più illustri e le sue composizioni più celebri. Un obiettivo ambizioso, che i Wilson Project hanno deciso di farci pregustare proprio con Bolshoi: una funambolica entrée lunga ben sei minuti, che celebra l'omonimo teatro di Mosca, annoverato tra i palcoscenici più prestigiosi del mondo.
Il pezzo affonda le proprie radici nel retroterra musicale nel quale il quartetto acquese è cresciuto artisticamente, ovvero il progressive rock, caratterizzato da bordate di organo elettrico, repentine folate di batteria e interventi flautistici garantiti dalla presenza dell'aerophone (che per chi non lo sapesse è uno strumento a fiato digitale) di Annalisa Ghiazza.
Ispirandosi a un album-capolavoro come Pictures at an Exhibition degli Emerson, Lake & Palmer, i Wilson Project si immergono da capo a piedi nelle drammatiche atmosfere del teatro musicale russo, citando anche un altro caposaldo della cultura sovietica come Il maestro e Margheritadi Michail Bulgakov.
Maestro, lei in che cosa crede?
Una primavera
Margherita
Vuole cambiare la sua vita
Balla tra le anime dannate
Si chiede cosa lei ci faccia qua
Canta il gruppo piemontese nel suo ultimo singolo. Bolshoi è un brano di indubbio qualità tencica e artistica, frutto dell'unione di intenti tra quattro musicisti che alla musica sanno dare del "tu". Alfieri di sonorità forse un po' âgée per il pubblico contemporaneo, ma in grado di stuzzicare l'appetito degli amanti di band progressive sia anglofone (Jethro Tull, Genesis, ecc.) che italiane (PFM, Le Orme, Equipe 84, ecc.).
Un sostanzioso antipasto che ci incuriosisce e non poco verso una "portata principale", Atto Primo, che, stando a quanto abbiamo avuto modo di ascoltare finora, si candida come un disco pieno di piacevoli sorprese.
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La recensione Bolshoi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-03-22 22:46:23
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