Un inno randagio alle radici e alla libertà
C’è una polvere antica che si solleva al primo ascolto di Cuori e lupi maledetti, l’ultima cavalcata folk dei Verderame. Profuma di strade sterrate, di viaggi senza meta, di un’osteria in cui il tempo si misura in bicchieri vuoti e storie raccontate con il fiato corto. È una ballata raminga e spavalda, sospesa tra la nostalgia delle radici e l’istinto selvatico di chi non vuole essere domato.
L’anima del brano si nutre di quella tradizione che mescola sudore e poesia, corde di chitarra impolverate e fiati dal sapore balcanico, tra rimandi evidenti alla grande epopea combat folk dei Modena City Ramblers e un’attitudine che strizza l’occhio allo ska. I Verderame non inventano nulla, eppure tutto suona vivo, pulsante, necessario. La loro estetica è fuori dal tempo, ma proprio per questo Cuori e lupi maledetti funziona.
Il testo è un inno randagio alla libertà, un manifesto di appartenenza alla strada e alle radici che ci portiamo dentro, con parole che sembrano rubate ai racconti degli ultimi, degli sconfitti, di chi ha scelto di non appartenere a nulla se non alla propria storia. La voce, la sezione ritmica incalzante, i fiati: ogni elemento si incastra perfettamente in un brano che sembra pensato per essere cantato in coro, sotto una luna complice e davanti a un falò che non si spegne mai.
Cuori e lupi maledetti è un grido d’altri tempi senza compromessi, una promessa di libertà che profuma di terra, vento e ribellione.
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La recensione Cuori E Lupi Maledetti di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-03-22 07:41:49
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