Lucio CorsiVolevo essere un duro2025 - Cantautoriale

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Nel suo quarto disco Lucio Corsi ha lasciato popolare le sue canzoni di persone nuove, di anime alla ricerca di amori e amicizie, tra la crudeltà apparente di Ivan Graziani e il Rocky Horror Picture Show

La musica di Lucio Corsi sta diventando un gioco di matrioske, un universo unitario dove si muovono persone e personaggi, animali e anto-eroi, tutti figli della penna preziosissima di quel ragazzo alto e smilzo, col vestito giallo, le spalline e due chili di cerone, che ha rischiato di vincere il festival di Sanremo con una sua ennesima bellissima canzone. Volevo essere un duro è anche il nome di questo nuovo album, il quarto - più due ep - di Lucio Corsi, un notevole colpo in avanti nella creazione del suo mondo narrativo, sempre più ricco e pieno di riferimenti interni, in una caccia al tesoro che ha il suono di accordi confortanti e arrangiamenti dal respiro sempre più largo. 

La figura di Lucio è quella di un simil Bianciardi, un maremmano che da anni cerca un po' di vera umanità nella città di Milano, ma mezzo secolo dopo. Non è più la Milano bohemienne del boom economico, ma quella selvaggia della speculazione edilizia, e tuttavia è rimasto uguale il fatto che nessuno ti guarda in faccia quando cammini in strada. Lucio Corsi non si è rifugiato nell'oasi altolocata dell'arte di Brera, ma ha trovato il posto meno milanese per vivere, Niguarda, e da lì osserva il mondo di questa strana e volgare metropoli, lì ha imparato a conoscere meglio i personaggi che animano le sue canzoni, da quelli reali a quelli immaginari.

Con la luce torbida di Milano Lucio Corsi filtra le sue visioni e ci regala un nuovo disco, pieno di parole e lunghi racconti a strofe, nato nel segno di Ivan Graziani e del Rocky Horror Picture Show, a differenza de La gente che sogna, che viveva della sintesi sensuale tipica di Marc Bolan. Di Richard O' Brien c'è la dolcezza con cui procedono alcuni pezzi, come Una situazione complicata - canzone universo che cita l'ormai celebre Francis Delacroix e il riff cantato di Astronave giradisco, che a sua volta richiama The Man in Medi Bob Dylan -, che esplode infine in un tripudio di distorsioni e interruzioni ritmiche, come posseduta dalle vampe dell'amore clandestino di Giulia. Ci sono invece tonnellate di Graziani in Let There Be Rocko, la storia di un bullo delle medie intervallata da un ritornello ossessivo e rapido, come i treni che popolavano i pezzi del genio teramano.

Ma il vero capolavoro sta all'inizio del disco, esattamente al numero due della tracklist, e si chiama Sigarette. Per la prima volta si sente un accenno di rabbia, sotterranea, scorrere nelle parole di Lucio Corsi. Un minimo sdegno nei confronti del buonsenso delle scelte personali. Una meraviglia nemmeno troppo piccola, che come Bianciardi cerca una via di fuga alla solitudine, con il calore e le carezze del fumo nella bocca, fino a quando compare il nome Ines, ed ecco tornare lo spirito di Graziani, sorridente e disperato, nella scelta così oculata delle donne nelle canzoni.

Volevo essere un duro è il disco dell'immediatezza in fase di scrittura, dell'impulso romantico e sereno che giace alla base del racconto di storie umane e disperate. Non c'è bisogno di ulteriore crudeltà nelle parole usate, perché ognuno è un'ombra dedita alle proprie ridicolaggini, il frammento di un arcobaleno più grande, come si sente cantare in Questa vita, la vera sintesi dell'animo glam rock e cantautorale di Lucio Corsi. Un disco dove sono protagoniste le persone più che gli eventi, una raccolta di nove momenti, nove vite che si congedano con Nel cuore della notte, inno leggero, canto finale verso un'amicizia da coltivare al buio, nello spazio che separa città e campagna, quel confine su cui volteggia la musica meravigliosa di Mr. Lucio Corsi.

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La recensione Volevo essere un duro di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-03-21 07:00:00

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