Prima impressione: vorrei ma non posso. Ascendenze contiane dichiarate già dal titolo, tentativi affabulatori e istrionici in stile Capossela, una volontà di farsi latore di una sorta di patchanka cantautorale depotenziata che vada a strutturarsi come punto di equilibrio tra varie spinte e tendenze in ambito folk. La negazione dell’aspirazione nasce dal fatto che questi tre elementi sono presenti con un’evidenza quasi spiazzante, tale da far arricciare il naso già dopo il primo pezzo, che si pone come ennesima visione dell’emigrazione italiana d’oltreoceano. Più che il tema, è la modalità ad essere abusata, andando a confondersi con episodi di Roy Paci e dello stesso Parto delle nuvole pesanti, di cui Peppe Voltarelli è stato storico frontman. Sembra così di assistere ad una riproposizione per amanti del genere, che non si stacca più di tanto dalla produzione del gruppo calabrese e che va anzi ad insistere su tasti già abbondantemente toccati.
Di prima impressione, però, si tratta. Perché piano piano emergono dettagli degni di attenzione, a cominciare da sprazzi di testi dotati di poetica propria e in grado di imporsi anche rispetto ai modelli di partenza. Emergono anche gli svolazzi griffati di Finaz, virtuoso chitarrista della Bandabardò, qui produttore e onnistrumentista. Emerge, in buona sostanza, la convinzione di Voltarelli di essere in grado di ritagliarsi uno spazio autorale e autorevole in un genere affollato ai limiti della sopravvivenza. In questo disco lo fa in modo discontinuo, alternando passaggi emozionanti (la title-track su tutte) a pezzi privi di spessore e facendo quasi sempre preferire i testi alle musiche, in una sorta di tracciato sinusoidale senza eccessivi picchi positivi o negativi.
Va detto, per chiudere, che Voltarelli non si è scelto un compito facile: anche per questo motivo il disco non può essere liquidato con facilità, meritando invece più ascolti. Che sia parzialmente riuscito o parzialmente fallito, poi, è una questione di punti di vista. È invece un dato di fatto che basti poco per scivolare in un manierismo oleografico: in quel caso, allora, il vorrei ma non posso arriverebbe dalla testa dell’ascoltatore estenuato.
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