Un paio di anni fa ricevetti un cd-r da Parma che attirò la mia attenzione. Si trattava dell’esordio dei Bonora, progetto parallelo di Rodolfo Villani, già batterista nei Brother James, il quale cercava di ampliare i propri orizzonti imbracciando la chitarra e abbandonandosi a jam improvvisate assieme ad alcuni amici. La recensione che scrissi era sommariamente positiva tanto che si concludeva con queste parole: “Come demo è molto buono, ma presuppone un passo successivo che non sarà certo facile, ovvero quello di tirare le fila di questo discorso per elaborare uno stile personale. Si attendono quindi ulteriori sviluppi, ma viste le premesse c'è di che essere ottimisti.”
Purtroppo questo loro nuovo lavoro non è esattamente quello che intendevo con le parole “un ulteriore sviluppo”, ma fa piuttosto pensare a un passo indietro. La maggior parte del materiale si basa su ritmi elettronici (spesso semplici campionamenti reiterati) sui quali il gruppo cerca di articolare gesti sonori improvvisati alternando melodie trattenute a rumori e reperti concreti. Una ricetta molto “tedesca” (ovvero “krautrock”), che di per sé potrebbe anche essere perfetta, se non fosse per una sostanziale mancanza di verve che penalizza l’ascolto fin dalle prime note.
Non c’è niente che non vada nello stile. Solo, la sequenza di brani si dipana senza riuscire a colpire a fondo l’ascoltatore. A volte sembrano mancare le idee, a volte è la registrazione a sembrare carente, a volte la costruzione dei brani appare troppo facile, fatto stà che l’intero cd assomiglia più ad una serie di prove in studio che ad una raccolta di composizioni ben definite. Fa eccezione il brano in chiusura, significatamente il meno elettronico, in cui è percepibile una chiara e ispirata idea strutturale. Probabilmente è da qui che occorrerà ripartire.
---
La recensione Harbatium Harbaint di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-05-24 00:00:00
COMMENTI