Tutto nacque qualche tempo fa. Il nostro Sandro Giorello mi segnalò una band di Cuneo. Diceva che gli facevano venire i brividi i pezzi di quel disco, "Off". Che come titolo non è niente male. Fotografa perfettamente questo gruppo. L'attitudine e l'orgoglio di essere fuori dalle mode che animano le casse dei nostri stereo (o forse gli auricolari dei nostri lettori mp3). Una musica che deve essere ascoltata sottopelle, piuttosto che nelle orecchie. In quella zona del corpo umano che più di tutte è sensibile ai miracoli delle emozioni. E i miracoli si ripetono anche ora, con il nuovo lavoro, "Rainy Days".
Un album, questo, che solo per pigrizia facciamo rientrare nella categoria post rock. In realtà ben altre sono le prospettive e le vibrazioni, visto che la band chiama a raccolta il jazz e la sperimentazione, in modo da formare un affresco affascinante animato in ogni suo dettaglio da colori autunnali e da contorni sfumati. Come la funerea marcia di "October", un pezzo bellissimo che cammina sulle stesse depressioni che nutrono, in altre latitudini, le canzoni dei Morose. Come la desertica malinconia di "Belonging", che viaggia tra chitarre acustiche che riverberano tutta la loro emotività. Come i rumorismi di sottofondo di "Awakening", che apre le danze e chiude subito ogni discussione o dubbio sulla validità degli Airportman. Di cui, ormai è chiaro, ci siamo innamorati. E che sono ad un passo dal capolavoro. C'è da scommetterci che arriverà molto presto.
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La recensione Rainy days di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-09-13 00:00:00
COMMENTI (2)
"da questa finestra,
vista notte..." mi aggiungo ai complimenti per il nuovo disco
la cosa intelligente di Airportman è che scrivono testi che restano solo nel booklet, spingendo ad ascoltarli leggendoli, di modo da creare una distonia voluta e originale. Bravissimi comunque