Della bellezza di un album come “Requiem” si è già discusso a suo tempo e, riascoltato anche a diversi mesi dall’uscita, mantiene intatta la bellezza che lo contraddistingue e - anzi - conquista fin d’ora un posto fra i migliori dischi dell’anno in corso. Alquanto inusuale, invece, ascoltare un ep del terzetto solo dopo l’uscita del disco, visto e considerato che i 3 precedenti lavori avevano sempre goduto di un’anticipazione proprio nel formato ‘extended playing’. L’inversione di rotta non influisce comunque sul risultato finale, in quanto le 6 tracce di questa uscita mantegono inalterato il livello qualitativo a cui i Verdena ci hanno abituato.
A parte quindi l’apertura della title-track, il lavoro in diversi frangenti può tranquillamente ritenersi di matrice “sperimentale”; episodi come “Parabellum” e “Malaga”, ad esempio, rappresentano in maniera palese questo lato della medaglia: il primo ricco di elementi che tendono a coniugare - nei suoi 6’ e passa di durata - il noise con l’elettronica e chissà cos’altro, mentre nel secondo l’unico protagonista accreditato risulta essere il cantante alle prese con casio e lexicon. “L’ora è buia”, invece, avrebbe forse potuto trovare posto, per la sua atmosfera, su “Requiem”, il disco che ha spostato ancora più in alto il punto dello zenith raggiunto dal terzetto, ma non per questo può considerarsi come un riempitivo… tutt’altro!
Altrettanto sorprendente - in positivo - la resa di “Marie is the name (His latest flame)”, strandard rock‘n’roll dal repertorio di Elvis Presley che la band interpreta alla grande. A seguire la chiusura di “Fluido”, altra splendida cavalcata (in un repertorio già ricchissimo) sulla falsariga di “Non prendere l’acme, Eugenio”, forse appena più allucinata e spostata sulla psichedelia.
In definitiva si tratta di sei tasselli molto differenti fra loro, che compongono un puzzle tanto assurdo nella forma quanto affascinante nella sua sostanza. Aspetto che ci fa apprezzare ancora di più questi ex giovanotti, bravissimi nel mostrare ancora una volta coraggio nelle scelte e ferrea volontà nel seguire un percorso quantomai personale.
Applausi, applausi... e ancora applausi!
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La recensione Canos Ep di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-09-21 00:00:00
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