Parte benino, con "Dorian Gray", il nuovo dei Link da Udine. I quali da qualche tempo hanno evidentemente ribaltato la loro area di lavoro musicale, scaraventandosi da una sperimentazione noise molto teatrale ai più sdrucciolevoli territori della canzone pop.
La produzione, affidata a Lele Battista, è di un certo livello: pulita ed efficace, senza tanti fronzoli - anche se la voce sembra troppo coperta. Riesce a tirar fuori davvero il massimo che si potesse estrarre da questi undici pezzi. L'interpretazione di Anna Iacovissi promette prestazioni dignitose.
Già "Indifferenza", però, si colloca su un piano vetero-electro-pop che non è esattamente il manifesto delle novità. L'inciso non morde per nulla. Siamo dalle parti dei Rumore Rosa solo un po' più morbidi, o cose così. Il punto è che il disco, che necessiterebbe una sterzata ogni due pezzi, s'arrovella in realtà su sé stesso: plana insomma su strutture melodiche di un pop abbastanza scontato intarsiate quasi sempre da parti ed arrangiamenti electro decisamente banali – insisto: polverosi. I Link ci provano, per carità: tentano di caricare i bridges, cercano il motivo giusto, sudano sette camicie. Suonano bene.
Ma senza esito artistico tangibile. Non c'è la sostanza. Indi: subentrano tutti i nefasti effetti logici del caso. Sensazione, in particolare, della medesima traccia che si ripeta per undici capitoli. Si salvano in "Stanza 9", bell'inciso. La bella "Toccare" e la ballad "Ritratto". "Apollo e Dafne" è imbarazzante per la vetustà del suono e per una certa china cartoonesca che prende nell'inciso.
Insomma, dispiace dirlo perché si sente che dietro a "Stanze" c'è professionalità: è un disco dignitosissimo ma che suona molto vecchio. Il che non sarebbe un male. Ma che è anche scontato – i testi non aiutano - e si accomoda su una formula tanto inflazionata quanto insidiosa. E questo lo è, male.
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La recensione Stanze di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-06-28 00:00:00
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