Oggi voglio toccare la sabbia. Con l’estate già lontana, Roma non mi è mai parsa così opprimente. Andatura lenta e strade vuote. Non ascolto reggae, né tanto meno le hit dell’estate. Scelgo canzoni che sanno di polvere e fango, di bettole e vino rosso: l’odore dei Ratti della Sabina, collettivo di otto elementi seguito da uno zoccolo duro di fan capace di riempire locali, piazze e vicoli di Roma ad ogni esibizione. Il loro inconfondibile logo li rende un prodotto d.o.c laziale del quale, per ora, solo la Capitale sembra goderne.
Il loro immaginario combat-folk è costituito da inni alla luna, rivoluzioni pacifiste, brindisi elevati al cielo, ma anche e soprattutto da emarginati che, per un giorno, ottengono rispetto ed ammirazione. Funamboli, scemi del villaggio, gente che cammina piano e se ne fotte di arrivare avanti agli altri. Ed ancora le roots della Sabina. Questo disco è la registrazione – peraltro ineccepibile – di un concerto al Villaggio Globale, l’ultimo grande baluardo libero di Roma. 15 brani editi e una manciata di canzoni nuove, tra cui spicca l’affettuosa e nostalgica “il mio tempo”.
Torno verso casa sorridente e più sereno: questo è un album ideale per chi ha voglia di suoni veloci e viscerali, di violini e fisarmoniche, di storie sugli ultimi, elementi che però non aggiungono nulla di nuovo ai clichè del genere e ai fasti raggiunti dalla Bandabardò (rappresentata da Alessandro Finaz nei primi tre brani) e dagli MCR. Dunque, non mi resta che riconoscerlo: l’estate è ormai lontana. E mi manca terribilmente.
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La recensione ...sotto il cielo del tendone di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-09-26 00:00:00
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