Cinema Underground Single Frame Shoot 2007 - Rock, Elettronica, Drum & Bass

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Come no. È un bel cazzotto in faccia, questo “Single Frame Shoot”. Undici pezzi tosti come marmo, idealmente connessi l’un l’altro in una scalata scalmanata a cavallo fra rielaborazione digitale e ideazione analogica. Un ricco pastiche sonoro, nel migliore dei sensi possibili. Anche perché questi tre (DJ.Flux, Nero.Loz, Sir.Andrew), prima di saper programmare una drum machine, sanno (mal)trattare a dovere una drum in pelli e ossa nonché pensare linee di basso prorompenti e rotonde. Insomma: non è che batti (solo) il piedino, e però poi c’è poco altro da aggiungere finisce lì. Proprio no. Spunta, da sotto, il tappeto del rock nero e prepotente.

Qui, dunque, ti trovi nel bel mezzo di un’orgia. Quella è l’impressione, più o meno. Un’orgia di riferimenti, rimandi, triturazioni e ricomposizioni, smontaggi ed echi: dai Prodigy (la chiusura “ignorante” con “Magic”) ai Mouse on Mars fino agli esperimenti ritmici di “Thomas 1”, passando per qualche rarefatta eco germanica (Schneider TM). Si, poi si chiamano Cinemaunderground quindi dovrebbe esserci tutto il solito discorso del suono “cinematografico” (?) e menate del genere. Fatelo voi.

Il distillato di questo esordio, piuttosto, è che si va dunque al di là della drum’n’bass strettamente intesa, spesso troppo attenta alla ricerca del giro di basso figo, della ritmica giusta a scapito delle atmosfere, della cura produttiva, delle campionature. Del farne un genere musicale, e non solo un pregiato utensile sonoro da discoteche underground.

“Single Frame Shoot” si muove dunque su un doppio, ragionatissimo binario, che è poi la cifra che ne fa un disco di un certo interesse. Da un lato, il mood vira appena può verso tinte fosche, ambientazioni dark (sembrano il corrispettivo da consolle dei Room With A View), mantenendo comunque grande attenzione (per quanto possibile) alla variazione delle ritmiche, delle strutture, dei suoni. Troppe voci, forse. E troppo spesso preponderanti. Dall’altro – anche nella scelta di qualche suono un po’ datato – l’apertura verso un approccio dreamy, space (“Silent Cry”). Ambient si, a patto che l’ambiente sia extra-terrestre.

Il punto è che questi dischi rimangono spesso sospesi. Isolati. Primi (e, magari, ultimi). C’è da capire che direzione prenderanno i Cinemaunderground. Mica poco.

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La recensione Single Frame Shoot di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-11-19 00:00:00

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