Nette scariche di energia, taglienti tra nuvoloni neri e odore vivo di pioggia. Il sonno ispirato dal mattino blu gelido è piacevolmente spezzato da “Sean lightholder”. Comincio a muovere il piede, ritmo a levare, costruzioni minimal e linee vocali che si intersecano con astuzia ammiccante: la batteria asciutta ed essenziale è tipically new wave, lo scivolare delle note come su superfici lisce e diritte, autostrade di vetro che rimandano ai Pixies; “Calabrese bumblebees” è un gioco sorridente abilmente praticato dalle voci, che incidono nell’aria melodie semplici eppure rifinite e solide. Gli strumenti nuotano con gusto in correnti primi anni novanta: mai invadenti, nessuna primadonna, efficacemente nudi e puliti. I cinque pezzi girano bene, aspetto curiosa un full length.
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