Da qualche mese è nata in Italia una nuova, piccola etichetta, che ha inaugurato la (speriamo) lunga serie di produzioni con l’esordio dei La Spina, band parmigiana che ha già un lustro di vita da quando 2/4 dell’attuale line-up decisero di unire ‘artisticamente’ i propri sforzi. Solo alla fine del ’97, però, i nostri trovano gli altri due attuali compagni di viaggio e tirano fuori i primi demo, finché Acide Produzioni non decide di investire su di loro.
Naturalmente qui a Rockit non possiamo che essere entusiasti di scelte del genere, perché finalmente viene data voce a musica che non ricalca gli standard radiofonici (non per questo i La Spina sono poco orecchiabili, anzi…). Ciò per il semplice fatto che il quartetto realizza un album onesto, già maturo sotto alcuni punti di vista (ad es. la ricerca di atmosfere tra la New York degli anni ’70 e certa new-wave) e potenzialmente in crescita nella definizione dei dettagli (certi arrangiamenti e, soprattutto, l’aspetto vocale).
Stiamo comunque parlando di difetti che poi non sono tali se teniamo bene a mente che abbiamo a che fare con un esordio che si merita un ‘primascelta’ per la capacità di osare in territori sonori in cui illustri ‘conosciuti’ hanno già scritto pagine leggendarie; non è casuale, perciò, cheQualcosa di forte ricordi i Television, che L’uomo a cui non batte il cuore possa sembrare un improbabile incrocio tra i Bad Seeds e i Joy Division e che Quei bravi ragazzi abbia un piglio chitarristico decisamente ‘newyorkese’ (è difficile che qualcuno mi tolga dalla testa questi richiami che ritornano tutte le volte che ascolto il disco).
Penso non ci sia bisogno di ulteriori tasselli per un quadro già completo così; non foste convinti del tutto, andate dal vostro negoziante di fiducia e fatevi mettere su Il triste innamorato di Tom Waits (un ritmo boogie per un pezzo assolutamente irresistibile). A quel punto saprete dove investire i vostri soldi...
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