I Jutting Loads definiscono il loro genere “new wave grunge”: una “vera e propria nuova onda” che di quel periodo magico mantiene “ritmi, distorsioni e testi”.
Sono scarsi però i pregi dei cinque musicisti milanesi. Perché se a tratti mostrano doti tecniche sulle quali c’è poco da dire, come nel caso della voce di Andrea De Gennaro e della chitarra solista di Max Pieri, quanto al resto il loro “Underground Stones” rappresenta un tuffo nel passato con ben pochi sprazzi di verve compositiva.
Di fronte alla loro “nuova onda” il sottoscritto ha dimenticato come si faccia a surfare e non ha certamente voglia di riprendere in mano la materia. Intendiamoci: massimo rispetto e consapevolezza dell’importanza storica del grunge e dei suoi maggiori esponenti. Ma di qui a riaprire definitivamente quelle pagine ce ne vuole. E purtroppo è lì che i Jutting Loads conducono l’ascoltatore, grazie anche a riff e melodie vocali come quelle di “Eye’s shine” e “Opposite”. Ma se una “Jeremy” può valer bene una messa, i sei brani di questo ep d’esordio non giustificano uno sforzo simile. Insomma, siamo nel 2007 e certi viaggi nel passato andrebbero affrontati muniti di biglietto di ritorno.
Non me ne vogliano i Jutting Loads ma all’ascolto di “Underground Stones” viene da parafrasare, con qualche licenza ed un certo smarrimento, una battuta del grande Groucho Marx: “O il grunge è morto, o il mio orologio si è fermato!” .
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La recensione Underground Stones di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-07-17 00:00:00
COMMENTI (1)
Ciao
io il cd l'ho asclotato e compreto , diciamo che non sono ne i Pearl Jam ne gli Alice in chains , ma c'è del buon grunge , trovo che il grunge non sia morto .... ma poi i gusti sono gusti ... a me è piaciuto :) li ho seguiti dal vivo e rendono poi io non sono un critico musicale !!!
Grazie Grunge no Dead
Danilo drum "the once"