Forse nella penisola si sta sviluppando una nuova attitudine. Ascolto i Comedi Club e penso al Teatro degli Orrori. Non che la band modenese denoti lo stesso stile nonché la verve dei suddetti. Ma pezzi come “Dolce Mary” e “La padrona” possiedono un Dna molto simile a quello dei brani più noti di Capovilla & friends: testi ironici dal retrogusto spesso amaro, immagini dal carattere personale condite da una certa attitudine al satirico e al grottesco, chitarre e batterie che si rincorrono lungo una strada che percorre le vie del rock&roll e del blues più “sporchi” ed “obliqui”. A ben guardare è soprattutto l’abito musicale a fare da trait d’union. La voce di Emil Mazzoni predilige le allegorie, le storie che muovono personaggi dal sapore chansonnier - Fabrizio De André è vivo e lotta insieme a noi - come il protagonista de “La cantata della galera”, il quale supplica “Mary Lou oh Mary Lou / Se conoscete la mia Mary Lou / Ditele che da lei voglio ritornare / E di aspettare, sì di aspettare”. La porta che dà accesso al mondo reale viene aperta lentamente, filtrata da personaggi come “Miss imbuto” o “Gilda”, di cui i Comedi Club raccontano a tratti con belle soluzioni musicali e cantautoriali. L’episodio più interessante resta forse “Lucrezia della torre”. Quanto al resto, due indizi non faranno magari una prova. Ma questo approccio che mischia un certo modo di cantare in italiano, con pochi fronzoli letterari e molta grinta, ad estri blues e punk in salsa rock&roll odora quantomeno di nuovo. E come olezzo non è niente male.
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La recensione Alcool Juke-Box di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-08-28 00:00:00
COMMENTI (1)
:[Bello!!