Una balena sorvola spazi siderali in cui è la leggerezza degli spiriti a portarla in volo in universi che non avrebbe mai immaginato di visitare. Penelope sulla Luna non è solo il nome di una band formatesi nel 2005 a Ferrara, ma un laboratorio di suoni in cui le parole lasciano spazio ad un florido racconto esclusivamente strumentale. La copertina della loro prima fatica discografica, “My little Empire” è un manifesto artistico che schizza compiutamente la sua disposizione musicale: una commistione di mondi sonori in cui si rinuncia alle etichette per favorire una disposizione solida all’esplorazione musicale. Rintocchi di piano che danno vita ad armonie laceranti per intensità (“Butterfly Drama #1”), dilatazioni musicali che innescano un crescendo di distorsioni ineccepibili (“Melodia per teste rotte sugli scogli”): il suono di questo quintetto emiliano è celestiale nella stessa misura in cui sporca le sue mani nel catrame. Non ci sono i soliti clichè del genere ma un post-rock orchestrale in cui synth, violini (magistralmente suonati da Massimo Bevilacqua dei Milaus) e chitarre riescono a suonare all’unisono. Le aperture sono estremamente rigorose e i passaggi strumentali eludono spesso le ripetizioni convenzionali. Il suono ha una forza evocativa in cui coesistono rarefazioni e ombre lunghe che ti tengono nel calore della semi-oscurità. Le atmosfere ultra dilatate del post-rock alla Mogwai danno linfa al delay e alle distorsioni fangose che rimandano alle dissonanze elettriche dei My Vitriol. Le melodie risultano piene di naturalezza e mai artificiose. Saliscendi strumentali e tappeti effettati erigono in definitiva l’impianto sonoro su cui si regge questo album. Elementi questi che confermano il valore di una band decisamente ispirata e desiderosa di mettere le mani su qualcosa di più corposo.
---
La recensione My little empire di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-04-02 00:00:00
COMMENTI