Certo che con un nome del genere non ti aspetteresti molto. Invece: navighi un po' e, sorpresa, Katarro ha vinto la scorsa edizione del Rock Contest di Firenze, concorso musicale decisamente credibile e quotato.
Blues e folk sballato per chitarra acustica, intrecci di corde stoppate, slide bottleneck e una voce che ulula sgraziata: canzoni naif, che rallentano, che si perdono in vicoli prurigginosi prima di ritornare sulla strada maestra. C'è inconsapevolezza e genio in tutto questo, come un Daniel Johnston senza problemi di salute: "Terminally Illness Blues" e "Wicked Child" sono perle che non sfigurerebbero nella tua collezione di MP3, e allora mettile proprio lì, tra un M. Ward e un Langhorne Slim.
Ora, io non so se esiste una nuova scena cantautorale italiana: ma se Katarro comincia a comporre in italiano comincio a ricredermi. Da tenere (molto) d'occhio.
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