Le sonorità '70 continuano a fare proseliti (o vittime?) e a lungo continueranno, anche grazie all'apporto dei Tears And Rage - qui al debutto - che con questo album vogliono pagare il loro tributo alla fortunata epoca sopracitata.
Tra titoli di una banalità sconvolgente (“Revolution in my head”) e sonorità che sanno di vecchio quanto un baule pieno di vinili, saltano all'orecchio brani che, senza distaccarsi troppo dal contesto, riescono comunque a risultare vincenti. Ad esempio: “Empty Glass” con un delizioso ritornello pop annegato in lisergici ricordi pinkfloydiani. Diciamo, quindi, che il disco gode di un'ottima registrazione, frutto di una serie di session dal vivo, che non cerca di emulare i suoni di trent'anni fa ma che vuole essere più moderno; il problema, appunto, é che se non vi interessa o addirittura non sopportate il vintage rock, avete tra le mani un disco sostanzialmente inutile. Nonostante il carisma e la forza compositiva, il gruppo non riesce a (ed è chiaro che non vuole) staccarsi dai canonici riff e dai soliti effetti (delay, echo, riverbero...) che costituirono i cardini (la parte appena più vistosa, non necessariamente la più importante) della musica tra la fine degli anni '60 e la metà dei '70. Non che non ci siano degli elementi “nuovi”, ma si tratta di momenti di contorno.
Per coloro che ritengono importante recuperare certe sonorità sarà un ascolto di assoluto interesse.
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La recensione Welcome Inside di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-11-21 00:00:00
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