I romani Ain Soph sono considerati da anni un fenomeno di culto nella scena, diciamo così, dark. Un progetto, un'opera collettiva se vogliamo, che ha coinvolto nomi attorno ai quali si sono sviluppate alcune delle realtà più interessanti della musica oscura italiana. Una produzione che è arrivata ben oltre i confini patrii, opportunamente centellinata negli anni tra cassette, vinili, album veri e propri e dischi in edizioni limitatissime quasi consegnati ad personam. Un percorso artistico che ha spaziato dalla forma canzone alla musica ritualistica, traendo linfa dall'esoterismo, dalla magia, per poi andare a toccare quanto tra la filosofia, la morale, la religiosità e la volontà, politica e non, potesse in qualche modo porsi in contesti limitrofi al percorso di crescita e maturazione da loro seguito. Il tutto da un humus sincretico che ha preso elementi dalla cabala, dagli usi vedici, dalla filosofia occidentale, dalla tradizione cattolica.
Data la natura limitata, se non elitaria, di alcune loro produzioni, molte loro opere sono state date nuovamente alle stampe a distanza di tempo dalla pubblicazione. Ed è così che a quasi vent'anni, Kshatriya, l'esordio su vinile degli Ain Soph, viene riproposto.
Quello dedicato alla casta guerriera è un album di matrice ritualistica, composto da mantra che alternano cori, preghiere in latino, passaggi d'organo ed esplosioni industrial ("Monsalvat" ne è un esempio intenso e lampante). I suoni sono minimali, ciclici, ritmici. Il tutto è scarno ed a tratti incessante.
Un disco che si pone come spartiacque, nelle parole del gruppo, tra le prime opere, destinate a musicare riti privati, e le successive evoluzioni stilistiche e tematiche. A fini esegetici risultano molto interessanti le parole riportate nel libretto, che ripropongono le riflessioni degli Ain Soph pubblicate nell'originale foglio che accompagnava la prima edizione e nella prima ristampa del 1993, introducendole a loro volta con un nuovo scritto che, se volete, ne chiosa la parabola disegnata sino ad oggi.
Un opera seminale che mantiene tutt'oggi inalterata la sua forza.
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La recensione Kshatriya di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-09-27 00:00:00
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