A fare un po’ di casino ci si diverte sempre. Il combo chitarrabassobatteria, poi, ha un’alchimia e un’epica che le ha permesso di scrivere memorabili pagine nella storia della musica. Perché si riduce tutto all’essenziale. Niente fronzoli, e giù diretti nello stomaco. E i Chester Polio di brutalità ne fanno virtù. Meno siamo e più ci divertiamo. Un trio che si addentra in arrangiamenti rumorosi e dissonanti. Ma tanta foga, benché sempre la benvenuta nei nostri cuori, senza padronanza dei mezzi e soprattutto visione d’insieme perde rapidamente vigore e potenzialità. Vorrebbero fare math rock ma lasciano la matematica a casa, prediligendo nei fatti un ben più hardcore quattro quarti, in vago ricordo dei Fugazi che furono. La voce qui è latitante, però, e neanche la creatività se la passa tanto bene. I brani non si smuovono dal monolitico susseguirsi di riff grezzi e ritmiche d’assalto. E alla fine non resta un gran che. Non una canzone che spicchi. Che riesca a sorprendere. Che emozioni o coinvolga. Ecco perché si ritorna al concetto iniziale. Non basta mostrare i muscoli. Serve talento. E stile. E ricerca. Lo diceva perfino una pubblicità. La potenza è nulla, senza il controllo.
---
La recensione Chester Polio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-01-22 00:00:00
COMMENTI