Avvolte Kristedha. No, non è il nome di una misteriosa setta, né un complicato piatto esotico. Dietro questo intrigante nome si nasconde un eccezionale gruppo rock piemontese. “Avvolte”, è il terzo cd della band.
La prima cosa che salta agli occhi è la notevole fattura dal punto di vista artistico. La copertina in cartone, oltre alle bellissime immagini di Egle Picozzi, contiene i testi, realizzati su piccole cartoline separate con delicate immagini di sfondo. Veramente originale e bello a vedersi.
Ma passiamo alla musica: se siete alla ricerca dell'originalità a tutti i costi e volete andare alla scoperta di nuovi suoni, allora smettete di leggere. Se invece considerate stupendo un cd anche se non prospetta nulla di nuovo, allora continuate pure. Il gruppo non brilla di originalità, non facendo altro che proporre noise rock nella migliore tradizione italica, infilandosi nel solco già scavato dai Verdena e dai primi Afterhours, ma lo fa con classe e stile.
Il disco inizia con “Supercombi”, cavalcata strumentale, perfetta sintesi di quello che dovrebbe essere il rock: chitarre elettriche che amoreggiano in complicati amplessi, cambi di ritmo e un goccio di elettronica per insaporire. All'interno dell'album è inserito un altro pezzo strumentale, scelta che delinea coraggio e abilità compositiva sopra la media. La seconda traccia “Linfa vitale”, propaga tutta la sua potenza sonora, riuscendo ad essere estremamente orecchiabile e seducente. Al secondo ascolto è impossibile non lasciarsi coinvolgere e cantare il ritornello, saltellando per casa. Il grosso pregio del gruppo è infatti riuscire ad unire una notevole abilità strumentale con una buona verve pop che rende le canzoni altamente orecchiabili. Molti pezzi si possono candidare ad un giro in alta rotazione nell'etere radiofonico, se solo in Italia ci fosse un circuito radiofonico all'altezza. La voce del cantante è ricca di toni e sfumature, in un turbinio di stili che da Fabrizio De Andrè passa per Vinicio Capossela. La cosa risulta evidente negli episodi acustici del disco, in particolare un pezzo come “La marea, il canto e la marea” nella sua scarna semplicità, riesce ad essere amato fino al primo ascolto. Il cd evolve su questi stili, composti da strofe che traggono origine da una psichedelia di fondo, per sfociare in ritornelli vividi e grintosi, formati da chitarre taglienti e continui cambi di ritmo.
In definitiva un album di notevole fattura, suonato con passione e grinta e soprattutto con uno stile proprio e definito. Assolutamente da ascoltare.
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La recensione Avvolte Kristedha di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-06-19 00:00:00
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