Questi toni ocra paiono non finire mai, si alternano a poco verde e alla pioggia ancora fredda, mentre un contrabbasso si stende in sottofondo con discrezione, e la fisarmonica respira aria per creare feste di piazza malinconiche. I piedi sollevano polvere mentre cercano di seguire le note che non hanno nulla di nuovo, che sono tango e rock e pop miscelati come sempre, già assaggiati più e più volte, spesso ingoiati con il naso chiuso. Trovo un po' di Bandabardò sotto sedativo, un qualche tentativo di impegno cantautorale nelle intenzioni del singer, folk riflessivo che offre poco per ballare e si fa melodico e cauto, a tratti soporifero. "Le ultime dee" è Capossela senza estro, "Real" un rockettino con voce roca di pura prevedibilità, "Neve d'estate" omaggia Ligabue: un lavoro complessivamente poco ispirato, ripetitivo nei contenuti e con un target difficilmente identificabile. "Senza smettere di far rumore" non lascia alcun segno e delude le aspettative di chi pensa di muoversi a ritmo. Noia.
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