Fino a qualche anno fa non avrei mai immaginato di poter recensire un’artista come Ominostanco, per due motivi specifici: il primo corrisponde alla considerazione che il sottoscritto ha nei confronti delle major, sempre più poco propense al rischio e quindi meno attente a sonorità che, alla fine, piacciono alla gente. Il secondo, invece, riguarda i gusti del sottoscritto, evolutisi col passare del tempo e quindi in linea con tutti quelle nuove sonorità che band come Chemical Brothers, Underworld, Moby e, non ultimi, i nostri Subsonica mi hanno fatto scoprire.
In questo filone si inserisce l’esordio omonimo di Roberto Valicelli, in arte Ominostanco (stupendo il nome scelto per ribattezzarsi), che in meno di un’ora sintetizza percorsi techno, dance, jungle e drum’n’bass, senza dimenticare le strade di certa musica lounge. Per chi di voi avrà avuto occasione di ascoltare il singolo 5 seconds si sarà accorto della maturità di quest’artista nel destreggiarsi in più campi, campionando poi a destra e a manca (la lezione di Moby è stata recepita alla grande, tanto che se “Play” se sta girando da mesi sul vostro lettore, questo cd deve far parte della vostra discografia).
L’album di certo non vi coinvolgerà dal primo play (e qui mi rivolgo ai non-cultori del genere), perciò vi consiglio di cominciare dal singolo, appunto, e programmare il lettore seguendo quest’ordine: il sound bristoliano della traccia 5 (Monotones life), la dance della traccia 9 (Poshvee), il groove della traccia 2 (The junkies) e il techno-funky-beat (!!!) della traccia 6 (Woman to woman). Da qui in poi andate a ‘random’ , siccome il resto verrà da solo e vi troverete questo cd continuamente nel vostro lettore…
---
La recensione Ominostanco di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-06-28 00:00:00
COMMENTI