Un viaggio all’interno delle viscere del teatro dell’assurdo, in mediocrità che si immergono nella crudezza del mondo che le nutre, negli universi imperfetti in cui “le sviste banali si convertono in leggi razziali”: le “Cose spaventose” che popolano l’ultima fatica discografica dei Vallanzaska sono così permeate della cronaca quotidiana, da sembrare il divertissement di uno scenario favoloso. Imbalsamatori stanchi di saldare bare, che si posano sul fianco di un letto ascoltando nenie notturne, re dei cimiteri che danzano tra fuochi fatui, repubbliche che si sfamano di contraddizioni ed eden paradisiaci in cui toccare con mano il fallimento di una cultura capitalistica che genera ancora mostri. La formazione lombarda, con sguardo acuto e un immaginario noir che a tratti ricorda l’attitudine pulp, il sudore e il sangue delle atmosfere di “The Rocky Horror Picture Show” (“Il sogno del becchino", “W la repubblica”), ridisegna musicalmente lo scenario del mondo contemporaneo, attraverso il tono ironico e dissacratorio di chi vuole sfatare le certezze che nella penisola italica si travestono di luoghi comuni e svelare così il suo fallimento intellettuale.
C’è la fine del mondo annunciata dall’emergenza ambientale (“Titanic Orkestar” che vanta la partecipazione degli Après la Classe), la critica (non proprio sottile) ai progetti musicali che all’inventiva e all’inedito preferiscono la scadenza senza tempo delle rivisitazioni musicali (“Cover Band”), le zavorre del Belpaese quando si parla dell’ apporto creativo e delle possibili politiche culturali su cui investire (“Mongolfuori”) e infine l’incertezza di un futuro che si nasconde alla fine di un sentiero irto di precarietà. L’ organo funerario che alberga sul booklet annuncia l’estremo saluto ad una modernità che tocca con mano il fallimento del progresso in un mondo al rovescio che rischia di fagocitarsi da solo. Lo ska prima maniera indossa abiti inediti: diventa horror-ska, si apre alla dimensione live ed ospita ben volentieri le incursioni di tematiche musicali di norma lontane dal ritmo a levare, come i violini o le chitarre acustiche. Non sempre questa nuova direzione conduce a momenti musicali felici, ma l’attitudine alla sperimentazione e soprattutto il valore contenutistico di questo quinto lavoro, fa dei Vallanzaska, una band solida e dalla grande credibilità, a cui guardare con plauso e considerazione.
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La recensione Cose Spaventose di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-11-13 00:00:00
COMMENTI (3)
potrebbe essere più chiaro di così, viene liquidato in poche righe e inoltre c'è troppo l'idea di "big respect per quello che hanno fatto fino ad adesso". Esagero?
"Non sempre questa nuova direzione conduce a momenti musicali felici, ma l'attitudine alla sperimentazione e soprattutto il valore contenutistico di questo quinto lavoro, fa dei Vallanzaska, una band solida e dalla grande credibilità, a cui guardare con plauso e considerazione."
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...più chiaro di così?
rockit: potete scrivere di musica una volta tanto? ultimamente state abilmente glissando, sembra che il sito sia "perifrasi italiane"... volete prendere una decisione, dire se il disco vi piace o non vi piace? perchè è di quello che si parla, non di giri di parole lunghi 14mila righe in cui ripetete le stesse cose del comunicato stampa dell'etichetta in altra salsa! avete sudditanza psicologica per cui non potete dire se una cosa vi piace o non vi piace? però i gruppi piccoli li stroncate senza problemi, tanto chi se ne frega, giusto? non vi chiedo stroncature (soprattutto nei confronti di questo disco, che non ho ascoltato, dunque fino a quel momento tutta la mia simpatia ai Vallanza), ma solo che prendiate una diamine di posizione. non è la prima recensione del genere che leggo.