Quando si fa dell'ironia un tratto distintivo del proprio percorso artistico, i frutti che si raccolgono sono sempre quelli più buoni. Little Taver, istrionico rocker emiliano, a metà strada fra Presley e Buscaglione ha fatto dell'approccio beffardo all'establishment culturale, il cavallo su cui puntare in una corsa agli armamenti musicali da non prendere troppo sul serio. Storico conduttore della trasmissione cult "Una capra in affitto" su Telereggio e compaesano del Ligabue nazionale (che per lui ha costruito il personaggio di Kingo in "Radiofreccia"), Mister Taver dà alla stampe il suo secondo lavoro: "Almeno l'italiano sallo", dopo sei anni dall'esordio discografico. Dieci tracce di puro rock'n roll prima maniera con piacevoli incursioni nel surf alla Dick Dale ("Sex Simbol", "Il Ballo Della Sfinge") e nel rockabilly di Jerry Lee Lewis, fanno da motivo conduttore ad un album che non brilla in fatto di sperimentazione musicale. Un rock'n roll ben suonato e non solo attitudinale e un immaginario decisamente 50s che ricalca nelle tematiche gli stereotipi che accompagnano la figura del rocker ("Cyberrocker"), proiettano questo lavoro nella tradizione del musicista emiliano, senza inversioni di rotta o nuovi approdi sonori. Schegge veloci, che fanno sorridere e ben si prestano a una danza catartica dopo qualche bicchiere di troppo, rendono "Almeno l'italiano sallo", un album semplicistico ma godibile. Due le migliori chicche, entrambe riletture di pezzi storici: "Una fetta di limone" (remake del più famoso brano della premiata ditta Gaber-Jannacci, in compagnia di Platinette) e "Il ballo della Sfinge" (ironica rilettura di "Walk like an Egyptian" delle Bangles), che vede la partecipazione di Chicco dei Montefiori Cocktail e Franchino dei Modena City Ramblers.
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La recensione Almeno l'italiano sallo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-11-20 00:00:00
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