Patrizio Cigliano è tipo da invettive, è uno che non accetta il mondo che gli sta intorno e ci tiene a metterlo in chiaro. Non gli va di osservare senza reagire, vuole essere in prima fila contro luoghi comuni e (mal)costumi che si fanno abitudine. Non fa una grinza e, se mi posso permettere, vorrei fornire il primo nome (musicale) contro cui scagliarsi. Si tratta dell’autore di un pop vecchio ma incapace di farsi vintage o rivisitazione, sospeso tra funky e Gigi D’Alessio e agognante cinque minuti in un tour strapaese di un qualsiasi network radiofonico. I suoi testi cercano di rievocare un passato lontano, ma scadono in un patetismo fine a se stesso: infatti se quel passato tanto lontano non è, l’effetto diventa quello delle mail d’inoltro che ricordano con nostalgia straziante ciò che si faceva un decennio addietro, tentando di fornire ad esso patente di mito o, peggio, anticipando di almeno un ventennio il più classico dei senili “non è più come una volta”. Va bene, il gioco è sterile e vale poco: credo sia ormai ovvio che sto cercando di dire che Patrizio Cigliano dovrebbe scegliere se stesso come primo bersaglio dei propri strali. Il qualunquismo disarmante dei testi si mischia con un’assoluta superficialità, in un vortice di incoerenza che porta l’autore a dichiararsi impegnato in quanto fautore del disimpegno e non allineato ai luoghi comuni in quanto primo perpetratore di stereotipi. “Società Malata”, “Soli”, “La Musica Straniera” e, soprattutto, “Sinistramente” sono i non-manifesti di questo non-pensiero, bignami esemplari di come fare un brutto disco mainstream-pop.
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La recensione In ordine sparso di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-12-19 00:00:00
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