Questo “Intimacy” è un album senza una precisa identità o direzione. Si aggira nel post hardcore ma tenendosi in disparte, sin troppo raramente se ne viene fuori con qualche buona trovata, il più delle volte si trascina, si rigira e destruttura senza trovare il bandolo della propria matassa.
Le parti peggiori sono il suono e la scrittura dei brani. Il primo è livido, rigonfio, sgranato, spesso una poltiglia di bassi, riverberato troppo ed a sproposito. Non me ne voglia Billy Anderson, ma non ci siamo per nulla. I brani dal canto loro non hanno focus o identità, rimanendo dei susseguirsi di quadretti sconnessi, irrisolti ed inefficaci. La voce non trascina ed a tratti indispone. Pezzi come “The man and his silence” non raccolgono quello che tentano di seminare sperimentando, riuscendo soltanto a ridestare per un po’ l’ascoltatore dalla noia.
Non basta affatto saper suonare, è necessario anche impiegarsi in qualcosa di ispirato.
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La recensione Intimacy di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-12-05 00:00:00
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