Più di qualsiasi altro gruppo italiano, i Redwormsfarm (tuttoattaccato, tuttod’unfiato) sono una band live. Per molti, sono addirittura la band live. Un titolo che chiunque sfoggerebbe con un certo orgoglio. Ma i tre vermiciattoli hardcore sin dall’inizio hanno mostrato un po’ d’insofferenza per questa definizione. “Sembra che i dischi che facciamo non riescano a catturare l’energia dei nostri concerti – disse qualche anno fa Marco Martin, cantante, chitarrista e serpente del trio – Rispetto le opinioni di tutti ma secondo me non è così”. C’era del vero sia nella tesi (i dischi non hanno lo stesso impatto dei concerti) e nell’antitesi (i dischi hanno comunque una potenza notevole). Dal vivo – tesi – i Redwormsfarm sono prepotenti. Sono in grado di infiammare ogni esibizione a prescindere dalla quantità di pubblico presente nel locale. Nei cd – antitesi – le canzoni erano una spanna superiore rispetto alla media delle produzioni che bazzicano le stesse zone (indie, noise, emo, hardcore). La sintesi di tutto ciò è stato “Troncomorto”. Il punto più alto di una carriera fatta di picchi artistici. Poveretto chi non sa di cosa si sta parlando.
“Cane Gorilla Serpente”, dunque. Non più per Fooltribe ma per la neonata Infecta. Una grattugia sonora che rende poltiglia le chitarre e marmellata la batteria. L’indie nella sua essenza più scarna. Cori da urlare ai concerti, in camera da letto, in metropolitana o dove diavolo volete ma – repetita juvant – da urlare. Ur-la-re. “Everybody”, incitano i Redwormsfarm. Obiettivo: riportare la musica ai due concetti basilari del rock. Meno siamo e più ci divertiamo. Più ci divertiamo e più facciamo baccano. Un gran baccano, peraltro. “Beastie” apre il fuoco con una marcetta che attacca a testa bassa le casse dello stereo, con arrangiamenti saturi, valvolari, rumorosamente pop. Lo smalto è quello dei tempi migliori. “Forty Two” è uno dei pezzi più brutali e pirotecnici dei Vermi. Una chitarra sincopata che lentamente si dissolve in uno scenario imprevedibilmente ska core. Pare una barzelletta, ma tant’è. Il brano funziona.
I Redwormsfarm di “Cane Gorilla Serpente” forzano così il loro stile. Mostrando muscoli ipertrofici e rabbia schiumante. Spingendo ancora di più sui distorsori. E lasciando a casa – sob – le melodie maestose dei primi, indimenticabili lavori. Ma in fondo è la naturale evoluzione della specie. E bisogna saper guardare oltre. “Cane Gorilla Serpente”, quindi, porta in fattoria nuovi animali e cambia leggermente le carte in tavola. Il risultato spacca un bel po’, anche se è mezzo gradino sotto i precedenti album dei RWF.
E chissà se un giorno Matteo, Pierre e Marco non decideranno l’ennesima evoluzione e non sforneranno un disco electro o post rock. Non sembri una follia. Gli indizi ci sono già, seminati pazientemente negli anni. Li conserviamo con cura nei nostri ricordi. E loro tre – il cane, il gorilla, il serpente – hanno i mezzi, le idee e la bravura per poter fare questo. E ben altro.
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