Le superfici sembrano più lisce nell'aria cristallina, l'azzurro forte rende le cose luminose e nette, e nel paesaggio immobile del mattino l'incanto di una voce sottile, le note venate di tristi ammonimenti, adagio tra i mille colori del buio. La magia di archi profondi che arabescano sulle pareti dei brani, minuziosi e abili, la dolcezza infinita di una storia malinconica. Tutto ha uno spessore, nonostante la levità, e l'intensità e il riflesso e il pacato procedere emozionale producono bellezza. Inevitabile l'accostamento ai Dead can dance, un uomo e una donna che raccontano piano in atmosfere gotiche. Raccolti e intimi, tra linearità acustiche e tensioni synth, gli All my faith lost scorrono sulle superfici lisce di oggi, con discrezione, disegnando un percorso leggero di musica e sogni.
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La recensione The hours di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-12-19 00:00:00
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