La proposta dei Macbeth, attivi da circa un decennio, affonda le proprie radici nel gothic metal più melodico e nel nu metal, risultando in uno stile non molto distante da quello che tanta fortuna ha portato a formazioni come gli Evanescence, i nostrani Lacuna Coil o anche gli In Flames più melodici di “Come clarity”. “Superangelic hate bringers” in particolare insiste molto sull’alternarsi della voce di Morena e di Andreas, quest’ultimo a coprire sia passaggi melodici sia sporchi. Qualche spruzzo di elettronica qua e là a completamento ed ecco la loro quarta fatica.
Ascolto dopo ascolto, l’album si offre a molteplici considerazioni. Da una parte abbiamo un disco che risulta estremamente accessibile, catchy, ben prodotto, che riesce ad inanellare buoni momenti come il primo singolo “Without you” e “Don’t pretend”, brani peraltro giocati sugli stessi stilemi. Un disco insomma che dimostra di aver appreso bene i trucchi del mestiere e di saper mantenere un livello qualitativo solido e costante, come segnalano, oltre alle tre tracce di apertura, “H.A.T.E.”, “Break the circle” e la conclusiva “(The world) in my mind”. Dall’altra si deve ammettere che il risultato non brilla affatto per originalità, né per lo stile, oramai sdoganato in lungo e largo, né per la scrittura dei pezzi, che si adagiano su soluzioni davvero troppo risapute. Morena purtroppo ha una voce eccessivamente piatta, cosa che penalizza la resa finale di molti pezzi. La copertina e la scelta del titolo potevano infine ricevere maggiori attenzioni.
Sulla lunga distanza gli schemi mostrano la corda. Ed è un peccato, perché le capacità ci sono e certe tracce meritano airplay ed ascolti. Ma alla fine dei conti “Superangelic hate bringers” non riesce a convincere appieno. Solo per amanti del genere.
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La recensione Superangelic Hate Bringers di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-11-26 00:00:00
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