I soldati di Andrea Parodi non amano la guerra, come ogni buon soldato che si rispetti. In compenso sbarcano il lunario sognando la rivoluzione, alzano il pugno come Paolo Sollier dopo un goal, sorridono di fronte a una bandiera rossa, affogano nella nostalgia e scansano la vita di trincea in nome di una esistenza errabonda. Sotto il nome tutelare di Tamara Bunke Bider, la leggendaria “Tania la guerrigliera”, unica donna a seguire Ernesto “Che” Guevara nella tragica spedizione in Bolivia, Parodi racconta di un mondo pieno di uomini che combattono in nome di un conflitto perenne contro la solitudine e le ingiustizie della vita. Soldati, appunto, piccoli e grandi, che si limitano a sparare contro l’arcobaleno (“Pane arance e fortuna”), finiscono per essere attratti dalla fiaccola dell’anarchia (“Fiume solitario”) oppure conducono la loro battaglia in un bordello del sud degli Usa, come la prostituta di “Lolita di New Orleans”. Storie per le quali il musicista canturino scomoda due scuole: quella del rock nordamericano da Bob Dylan (dalle parti di “Highway 61 revisited”, più o meno) a Bruce Springsteen (in effetti “Ragazzo padre” è più Boss che Enzo Jannacci…), e quella del cantautorato italiano anni ’70. Non per niente, tra la sfilza di ospiti presenti nel cd, ecco apparire Claudio Lolli (i sax di “Per non sentirsi soli” ricordano proprio gli “zingari felici” di lolliana memoria), Luigi Grechi in De Gregori e Marino Severini, che di quel decennio è figlio legittimo. Presenze che forniscono autorevolezza a “Soldati”, ma che lo avvicinano a una patina di sapore anacronistico, rischio dal quale il lavoro riesce comunque a distaccarsi grazie all’autorevolezza dei testi e a una varietà piuttosto evidente negli arrangiamenti. E poi sono questi i soldati che ci piacciono: quelli che non sparano, gli unici che dovrebbero essere spediti in una qualsiasi missione di pace.
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La recensione Soldati di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-12-11 00:00:00
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Capolavoro