Dischi del genere mettono sempre in crisi: da un lato ci sono freschezza, energia, un’ispirazione brit che viene dritta dritta giù da Billy Bragg e Morrissey; dall’altro però ci sono piattezza sonora e prevedibilità compositiva. In una parola, mediocrità. Dispiace scriverlo, anche perché dati i presupposti e riferimenti questo è un disco che mi dovrebbe piacere, ma il dovere del critico onesto è spiattellare la verità, ancorché spiacevole, per obbligo verso i lettori. E questa recensione è stata ferma per mesi proprio cercando una chiave che svelasse qualche piccola meraviglia che mi sfuggiva. Ma riascolti su riascolti, successivi, a distanza di tempo, nei momenti e negli umori più disparati, non sono serviti a niente. I Debauchery, che tra l’altro scriverebbero il proprio nome con la “d” minuscola e il resto maiuscolo come quel gruppo belga con cui in realtà non paiono c’entrare proprio nulla, probabilmente sono ottimi per una serata in un pub, viste certe derive alcoliche e (volutamente) stonacchiate che compaiono qui e là: ma su disco la loro punk wave acustica, eseguita in duo, annoia. Probabilmente quasi tutti i pezzi funzionerebbero meglio in gruppo elettrico e con i testi in italiano. Non tutto è perduto, almeno.
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La recensione D.D.D di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-05-23 00:00:00
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