Il mio caro assassino uccide lentamente. Straziandomi. Con arpeggi laceranti come lame, sussurri percossi da rumori, ballate folk strappa cuore, pennellate di chitarre che si infrangono. Uno scenario dolente per contenere in una metafora drammatica la musica di My dear killer. Minimale, triste, solitario, intimista. One man band e poesia dilaniante. Note imbevute di psichedelia lo-fi, post-rock rallentato e lamenti dilatati. La prima traccia, “A may afternoon” è uno dei tanti arpeggi ossessivi ed infiniti che caratterizzano quest’album struggente. “Clinical shyness” persevera quell’attitudine mesta che tocca in profondità le corde emotive, che penetra dentro. Chitarre punzecchiate, distorsioni e un cantato malinconico che combacia perfettamente con il tappeto sonoro, a tratti ipnotico e che affligge ma anche timido e cullante. E quando le sonorità più down si sostituiscono ad una chitarra folk e ad una voce più decisa e meno bisbigliata l'umore non cambia. Mezz’ora di dolore e incanto.
E se chiudi gli occhi ci puoi sentire tanti bei gruppi dell’indie rock più slow. Così fragile e amabile.
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La recensione Clinical shyness di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-03-07 00:00:00
COMMENTI (2)
e continua a mietere vittime, me ne compiaccio molto!
:)
grande lui. il disco è uscito un anno e mezzo fa...