Don Turbolento
S/t 2008 - New-Wave, Electro

S/t

Se dischi come quelli di Baustelle e Offlaga Disco Pax sono santi e benedetti, non per questo quelli dei Don Turbolento sono da buttar via. Anzi! Tra i protagonisti della rinascita dance non discotecara che sta movimentando una scena italiana troppo piena di smidollati cantautori da cameretta, il duo bresciano si staglia come quello (ascoltato finora) in possesso del profilo più personale. Non fosse altro che per la somma delle influenze: trovatemi un'altra band che nomini gli svizzeri Yello, gli americani Supersystem e Trans Am, l’italo-disco nella persona di P.Lion tra i numi tutelari. Un giretto su You Tube vi chiarirà le idee. Il tutto, risultato di una fascinazione recente, giacché, come già saprete tutti, figlioletti cari, i nostri fino a un paio d’anni fa erano ancora a suonar chitarrette rock (uno, Giovanni Battagliola, tuttora, in una doppia vita che ha dell’inquietante). Imparano in fretta i due, davvero, perché riconoscere con precisione le tracce di questo o quello diventa difficile. Sono attimi. Più che altro c’è un modo di costruire il suono e le canzoni che rimanda ai nomi citati: la capacità di agganciare l’ascoltatore dell’italo-disco, le bordate di synth di Supersystem e Trans Am, la varietà di umori degli Yello: ora cupi, ora spensierati, ora seri, ora tutte queste cose assieme. Il disco comprende tre dei quattro brani presenti nel demo dello scorso anno, ma con un perché: le registrazioni si sono svolte presso uno studio pop commerciale. E in questa volontà di abbattere le barriere tra pubblici diversi, innalzate da un mercato che non c’è più e da dei media che stanno perdendo i loro monopolio, è forse la lezione più importante dei Don Turbolento e dei loro compagni di avventure (Atari, Amari, Trabant, Ex Otago). Ah, dimenticavo: il disco è bello. Ma s’era capito, no?

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