Il modus operandi sottostante il tipo di ricerca promosso dagli artisti che fanno glitch music non è certo nuovo: il potere di generare suoni e parti venne affidato alle macchine molto tempo prima di Yasunao Tone, basti pensare al Poema sinfonico per 100 metronomi di John Cage o a "Pendulum Music" di Steve Reich.
L’obbiettivo della glitch music però non è stato solo quello di fare musica “di ricerca” fine a sé stessa, quanto invece l’utilizzo della casualità e dell’errore per esplorare forme e timbri che seguissero il gusto dell’artista. Sarà capitato un po’ a tutti, credo, il tipico mp3 mal convertito che incasina meravigliosamente winamp, il graffio sul cd che lo fa saltare o la testina mal calibrata del lettore di cassette che fa sentire il lato B al contrario. La differenza tra chi fa musica basata su errori e chi non la fa, in effetti, è solo lo stimolo che hanno questi ultimi a togliere il supporto rovinato dal lettore. Stessimo ad ascoltare, lasciandoci affascinare dall’unicità dell’evento, saremmo invece tutti musicisti.
Steno è un progetto ideato da gente che ha una grande esperienza nell’ascolto degli errori: uno dei membri è Frank Metzger, ex collaboratore di Markus Popp all’epoca degli Oval, uno dei gruppi seminali per questo tipo di musica durante gli anni ‘90. Ed anche gli altri due non son mica i primi arrivati, trattandosi delle menti del progetto Tu m’. L’opera di per sè non presenta innovazioni rispetto a “94 Diskont” degli stessi Oval, va rimarcato piuttosto l’approccio al genere che riesce in vari punti ad essere estremamente emotivo, pur nella cerebralità dell’intento.
Esempi di questa volontà espressiva sono la quasi ballabile “We”, i samples vocali di “I miss you” e “Talk” o le ritmiche che, forse azzardatamente, definirei Hip hop nell’incipit di “Pipco”. Esempi piacevoli ce ne sono tanti, peccato solo questo disco arrivi una decina di anni in ritardo. Ma alla fine dei conti non è che me ne freghi molto, specialmente pensando che Paul Mc Cartney è riuscito a fare un bel disco nel 2005.
Ergo: questo disco può essere un ottima introduzione al genere, di certo più utile ad aprire l’apparato uditivo dei meno avvezzi alla sperimentazione rispetto al seppur ottimo disco dell’ex beatle.
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