E’ uno scrigno di canzoni preziose l’esordio di questo duo leccese. Deriva parallela degli Studio Davoli, di cui Gianluca De Rubertis è tastierista, i due musicisti rappresentano un’anomalia nel panorama pop italiano degli ultimi mesi. Prendendo spunto dalla canzone d’autore francese e dalle suggestioni di quel japan pop postmoderno suggestionato dagli anni sessanta parigini, Il Genio stupisce per l’autonomia stilistica e per la densità espressiva del suo elegante pop elettronico dalle movenze minimali. L’amore per Serge Gainsbourg e Jane Birkin è evidente, così come il fascino esercitato da artisti contemporanei come Kahimi Karie (di cui eseguono la cover di “Una giapponese a Roma”) e gli Stereolab. E nonostante il mondo stilistico sia ben definito nei modelli, l’identità artistica è estremamente solida. Ecco allora che la scrittura raggiunge in alcuni momenti livelli d’eccellenza, regalando memorabili inni pop come “Pop Porno”, in cui la voce di Alessandra Contini diventa sottile incitazione all’orgasmo, attraverso una timidezza da lolita maliziosa che si rivela dirompente sensualità adulta. Ed è proprio questo equilibrio tra romanticismo ironico ed allusione erotica a fornire il tessuto espressivo su cui si modulano le diverse storie e si intrecciano le raffinatezze degli arrangiamenti sintetici (in cui addirittura si omaggia Beethoven con “La Pathetique”). L’impostazione però ha un retrogusto molto giocoso e nonostante l’apparente seriosità dell’elettronica e delle atmosfere sexy-lounge, Il Genio cerca sempre una via di fuga verso un sorriso ingenuo, vedi ad esempio il rifiutare che l’uomo sia andato sulla Luna in “Non è possibile”. Un disco immerso in un immaginario in bianco e nero, a spasso per la Parigi d’altri tempi, ma con le fascinazioni provenienti dal quartiere Shibuya nella Tokyo contemporanea. Qualcuno potrebbe trovarlo un po’ noioso e distante dalla propria sensibilità. Molti potrebbero innamorarsene perdutamente.
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