Questo disco attende di essere recensito da Ottobre e non si tratta di un album dimenticato o mai ascoltato, anzi. Un ritardo di tanti mesi è dovuto ad una questione cui ammetto candidamente di non essere stato in grado di rispondere. Il nocciolo del problema è il seguente: fino a che punto può spingersi il citazionismo prima di sconfinare nell'assoluta mancanza di un'identità propria? Tutto ciò che si potrebbe dire su questo esordio ruota infatti intorno ad un territorio indefinito tra rielaborazione e appropriazione indebita. A fronte di pezzi con un buon tiro e una forza (electro)pop non indifferente (i due singoli "L'Ego" e "Danziamo" hanno dispiegato nei fatti le loro potenzialità radiofoniche), si resta spesso distratti dall'alluvione di riferimenti messi in campo da Carlo Fath e dalla straniante fedeltà ai modelli originali. Battiato, Gazzè, Bluvertigo e Liquido emergono con autorità in diversi passaggi dell'album, creando un'immersione in un calderone coerente e ben amalgamato, ma sopra il quale pende la pesante spada di Damocle di cui sopra. Tralasciando per un attimo tale questione, va comunque detto che il lavoro di Io, Carlo vive di momenti alterni e il diagramma di queste oscillazioni varia di pari passo con la profonda discontinuità di testi capaci di passare da ottime intuizioni (il gioco di parole lego-l'ego) a banalità disarmanti ("Uomo dello spazio" o "Mamma e papà"). Un disco che fluttua tra il buono e il punto di domanda, che certo non demerita ma nemmeno si guadagna eccessivi allori. E che mette in campo un interrogativo non da poco.
---
La recensione In Perenne Riserva di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-02-05 00:00:00
COMMENTI