Se “Domani è come oggi”, l’oggi per i Duracel è più o meno come ieri; sto parlando di quei passati anni ’90 quando lo spirito dei Ramones direttamente dal ’76 penetrò i cuori malati di tutti quelli che guardavano la società da dietro la porta, e fecero uscire dagli scantinati quell’onda grezza, melodica e diretta che ha preso le forma di ciò che chiamavamo pop-punk. Quando facevano finta di studiare al liceo, i Duracel sfogliavano il catalogo della Lookout records al posto della "Divina Commedia" e durante la ricreazione fagocitavano l’intera discografia dei Queers mentre ruttavano in faccia alle ragazzine più fighette della scuola. I quattro veneziani ora sono cresciuti e fanno l’università, i problemi adesso sono altri ma i testi delle loro canzoni trasudano un’imbarazzante nostalgia per i tempi del liceo, confessioni da alcolisti anonimi e sputtanamenti vari sui Finley. Il risultato potrebbe al massimo essere divertente. Purtroppo non è così.
Se siete da tempo amanti degli Screeching Weasel e non avete ancora ceduto al fascino del nuovo indie-rock, indie-folk eccetera eccetera ma vi ascoltate tutti i giorni quel capolavoro che risponde al titolo di “My brain hurts” il consiglio è di lasciare perdere i Duracel se non per farvi, forse, due risate.
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