6.45. Tra la nebbia e il freddo salgo sul treno “della morte” diretto in facoltà.
Addormentato e annoiato metto le cuffie, chiudo gli occhi e spengo il cervello.
Ad un tratto il piede inizia ad animarsi di vita propria, seguendo la cassa, la testa inizia ad andare forsennatamente su e giù. Apro gli occhi.
Sguardi perplessi mi squadrano. Me ne frego e rimetto il pezzo da capo. Trattasi di “My Zen (what's my resing nation)” dei romani Madkin.
Cinque pezzi in lingua inglese, formati da chitarre lisergiche, condite da una martellante batteria. Il tutto arricchito dalla voce della cantante Serena. Una voce molto grezza, che ricorda parecchio quella di Juliette Lewis. Un esordio molto rock, a tratti quasi malinconicamente grunge, con riff di nirvaniana memoria (lacrimuccia).
Sarei curioso di sentire un pezzo in italiano, probabilmente porterebbe al gruppo innovazione e una più ampia libertà stilistica. Forse anche una maggiore modulazione vocale non guasterebbe, specialmente nei pezzi meno ritmati. Ma sono solo piccoli accorgimenti.
Per il resto, ottimo materiale, mai banale, a tratti anche intellettuale, con citazioni di Concarov. Nettamente superiori i pezzi ritmati e rockettari (il mio piede si sta riprendendo adesso), ma sanno dimostrare il loro valore anche nei pezzi lenti, dimostrando di non dover sopperire carenze tecniche con il volume. Da sentire.
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