Gli Stearica sono una di quelle belle pagine della musica indipendente italiana, che occupa un posto decisamente anomalo in una scena underground che sforna giornalmente prodotti musicali usa e getta. Il trio torinese ha percorso infatti una di quelle strade poco battute oggi nel nostro sottobosco “alternativo”: quella della preparazione musicale, della triturazione creativa, della sana gavetta sul palco. Prima di ormeggiare verso la produzione discografica, la formazione piemontese ha aspettato dieci anni, una decade in cui ha saggiato le sue potenzialità, ha edificato una quotidianità fatta di avanscoperta sonora, di viaggi lisergici fra stili, di conoscenza dei propri strumenti e delle proprie ricchezze musicali. Tutta questa esperienza confluisce in “Oltre”, primo full-lenght pubblicato dalla Homeopathic Records, neonata etichetta che si propone di “curare la musica attraverso la musica” e che imbastisce addosso al gruppo un notevole abito di fattura.
Registrato a Torino e mixato a New York, questo primo lavoro colpisce per complessità musicale e per robustezza sonora. Un disco quasi esclusivamente strumentale, che si lascia però contaminare dal racconto vocale (“Occhio”) e restituisce fin dal primo ascolto l’efficacia di una formula sonora estremamente ricca e composita. Un’impalpabile tessitura elettronica, un approccio chitarristico vorticoso ed una ritmica sempre incalzante (“Le donne non s’offrono”), si impastano ad arpeggi di melodie ispaniche (“Bolero on Botero”) ed arie di piano (“22nd August”).
In questo album si alternano chiaroscuri jazzistici (“Beyond The Red Bells I’ve Heard Gold Bulls”) e sfuriate di distorsioni (“Up East”), atmosfere allucinate e leggerezze fluttuanti.
Gli estremi sono destinati a sfiorarsi di continuo, in un perenne instabile equilibrio, frutto non di casualità, ma di un congegno sonoro ben rodato.
“Oltre” è una sorta di Pangea musicale in cui confluiscono ritmiche, sonorità, stili e linguaggi differenti che riescono a mantenere intatte le loro singolarità e a non cozzare fra di loro. E’ un disco libero da vincoli compositivi, per nulla mansueto, né lineare.
Gli intrecci fra questi tre polistrumentisti sono eclettici, incisivi e mai barcollanti, capaci di passare con disinvoltura dalle ambientazioni elettroniche alla pschedelia, per poi farti rinchiudere nella poesia melodica che riescono a creare in alcune di queste stanze musicali.
Tanti gli ospiti prestigiosi presenti: Dalek, Amy Denio, Jessica Lurie e Nick Storring, artisti autorevoli che con il loro apparato strumentale composto da violoncelli, sax e richiami vocali, danno vita a fraseggi magistrali, atmosfere rarefatte e scritture essenziali che ben contaminano il suono incisivo e metropolitano del terzetto.
“Oltre” è in definitiva un album ambizioso, caleidoscopico nei suoni che irroga colpi sicuri e violenti. Un risultato importante per una band che ha saputo aspettare, farsi le ossa e dare così a questa prima produzione, una traccia ricca di personalità e decisamente convincente.
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