Ronin
Vogliamo anche le rose OST 2008 - Folk, Post-Rock, Alt-country

Vogliamo anche le rose OST

Premetto che non ho visto il film. Vuoi perché i Ronin li ho sempre considerati degli ottimi interpreti di colonne sonore per pellicole mai girate e per questo temevo che sentirli come sfondo di un film vero avrebbe causato qualche corto circuito alla mia immaginazione. Vuoi perché sono pigro, e il giorno che proiettavano l’anteprima di “Vogliamo anche le rose” ho preferito rimanere in ufficio. Ritengo, però, che questo disco sia molto importante: rappresenta un passo verso lo svecchiamento della nostra musica. Perché sinceramente mi annoia sedermi in una sala cinematografica e dover ancora ascoltare “Insieme a te non ci sto più” di Caterina Caselli, “Ma Che Freddo Fa” di Nada e “Senza Luce” dei Dik Dik. Tre canzoni - sulla cui bellezza non c’è nulla da discutere – che ormai hanno fatto il loro tempo e hanno perso quella scintilla che mi drizzava i peli del collo ogni volta che le sentivo. E la cosa interessante è che in questo film – che racconta, così dice la sinossi, di tre donne molto diverse tra loro, vissute a cavallo tra gli anni ‘60 e ’70, che hanno in comune il dover fare i conti con l’espressione della propria femminilità (e della propria sessualità) in un contesto sociale e politico dove questa è riconosciuta solo attraverso il sistema patriarcale della famiglia o, all’opposto, nel movimento femminista - le tre canzoni citate avrebbero funzionato a dovere. I Ronin ci riescono altrettanto bene, rievocando atmosfere anni ’70 e un certo pop anni ‘60. Chitarre morriconiane e temi surf. In più aggiungono una sensibilità post che solo loro sanno metterci (le chitarre in reverse di “Sogni di Teresa”, il walzer pre-war folk di “La fabbrica delle bambole”, “Tema di Teresa” sembra il rifacimento in chiave acustica di “Sine Wave” dei Mogwai). Riescono ad inserire quel pizzico di morte, quel tratto anemico che trasmette un freddo distacco e, insieme, una calda emotività. E’ tutto lì il fascino del post-rock (nel senso più ampio del termine) ma in pochi riescono ad ottenerlo.

Un disco davvero molto bello. Uno dei migliori gruppi italiani. Ai titoli di coda si applaudisca forte.

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