Andrea Liuzza Melancholia 1 2008 - Cantautoriale, Pop, Elettronica

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Ho in mente una scena recente, cui mi è stato dato assistere. In un Banale - club padovano che programma indie il mercoledì sera - più vuoto che pieno, per usare un eufemismo, prima di Dente e di Jacopo Gobber sale sul palco un altro cantante, dotato di chitarra e strumentazione elettronica. Incurante della voragine davanti a lui, il giovane inizia il suo show con un “a cappella” stentoreo ed efficace, che risuonava tra i muri del locale contrastando coi mancati rimbalzi di un’audience almeno accettabile. Avrebbe potuto non forzare l’esecuzione, Andrea Liuzza, invece ha sfoderato un gran coraggio. Oltre che notevoli doti in composizione, taglia-e-cuci, video collegati e allestimento povero ma, ripeto, efficace: bazzecole per uno abituato ai servizi in autonomia su Televenezia, dall’idea del pezzo alla ripresa filmata alla conduzione in studio. Liuzza, autodidatta e versatile (può suonare dal vivo anche accompagnato da una backing band), sforna con “Melancholia 1” un disco elettroacustico sebbene più rock del precedente “Countless ways for pressing flowers”, restando sul terreno di testi personali, introspettivi, apparentemente(?) autobiografici, con la voce che convince meno rispetto al live, nell’impossibilità che tali brani fossero dati in prestito. Nel ciclo tra l’iniziale “Born” e il piano strumentale di “Unborn” che conclude (chissà cosa pensa Giuliano Ferrara di questa disposizione…), Liuzza fa tempo a crescere dentro “Melancholia”, a continuare con “Birdie” il tema della precedente “Fat”, a citare il pluricitato Baudelaire (davvero le nuove generazioni leggono "Les Fleurs Maladives"?), a mostrarsi impietoso su di sé modello Grazian (“Sick”) prima di esplodere fra chitarre acide e convulse, e suonini di synth digitale: “Wolf” oltre ad essere il brano più costruito è talmente bello da valere per ciò stesso il disco, che è sofferto, alt(e)ro e corre per la sua strada. Se due indizi fanno una prova, al prossimo passaggio avremo di che stendere tappeti rossi.

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La recensione Melancholia 1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-03-07 00:00:00

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