Il sensuale incedere del blues: ritmiche semplici su cui raccontare l'irracontabile, far vibrare di stomaco le corde di una chitarra, ascoltare gli accordi rifrangersi nella saturazione di un amplificatore surriscaldato. Ricordiamoci che il rock è partito da qui, ed è sempre qui che più o meno ciclicamente ritorna.
Ed eccoci a Bari nel 2008: Bob e Marco prendono una chitarra, un'armonica e qualche beatbox analogico e ci servono un album crudo ma saporitissimo (al sangue, direi). Suoni gonfi come opossum da allevamento, ululati fuorilegge, slide che risplendono come lampi nella notte: il tutto messo a fuoco da un impianto ritmico scheletrico ma perfettamente funzionale. Non c'è nulla di sconvolgente o esteticamente nuovo in tutto questo, ma basta ancora una volta la passione bruciante di due ragazzi a rinfrescare l'eterna e luciferina fascinazione che solo il blues sa regalare.
La stanza chiusa di "Tv Screen Watcher" e la sensuale atmosfera di "Bad Thoughts About Irene" sono i momenti chiave per capire di che pasta sono fatti i Dirty Trainload: i ritmi rallentano, la chitarra si fa più lamentosa e libera di esprimersi, le viscere si contorcono nel lamento purificatore delle 12 battute, tra indolenza catodica e cattive ossessioni. Poi ci sono le trascinanti "Luna-tic" e "Waiting All The Time", con il ruggito distorto della Telecaster messo in battuta da effetti minimali, e ancora il divertente inseguimento notturno di "Police Car". Dulcis in fundo le riuscite cover di John Lee Hooker (una "Mad Man Blues" veramente in fiamme), la sghemba "These Boots Are Made For Walking" con l'armonica al posto dei fiati e "I Asked ForWater, She Brought Me Gasoline" di Tommy Johnson, che deraglia festosamente in apertura dell'album.
Insomma, il treno è ripartito dagli Stati del Sud, voi saltateci su al volo senza esitazioni: magari nel vagone sarete in compagnia di qualche lercio vagabondo ma non perdetevi d'animo... Anzi, guardate nel profondo del vostro di animo, e cercate di capire se siete veramente più puri di lui.
Che il viaggio sia entusiasmante, non importa la meta: "The blues is (still) #1".
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